31 ottobre 2019
l Dharma e la pittura
Il primo incontro è avvenuto con il pittore Andrea Chiesi che in una intervista rilascia queste parole: “Studio il buddhismo da anni, mi interessa in particolare quello tibetano … I due concetti centrali di impermanenza … e vacuità …sono al centro della mia recente ricerca: descrivo luoghi abbandonati, un tempo pieni di vita e produttivi, ora in disfacimento e avviati verso l’oblio, ma anche mondi che esistono solo come riflesso dei miei pensieri e della pittura…”
IL DIALOGO SI È SVILUPPATO CON ANDREA CHIESI, VINCENZO TALLARICO PSICANALISTA E INSEGNANTE DI DHARMA
Andrea Chiesi
Modena, 6 novembre 1966. Si forma come disegnatore underground nella scena musicale nata dal punk e per tutti gli anni ’90 disegna a inchiostro figure e spazi. Successivamente sviluppa una ricerca sul paesaggio contemporaneo, sui luoghi abbandonati, sulle periferie, sul tempo e la memoria, la luce e l’ombra, attraverso una pittura a olio su tela di lino, lenta e rigorosa, che si confronta con i concetti buddhisti di impermanenza (tutti gli aggregati sono destinati a dissolversi) e vacuità (ogni fenomeno è privo di un sé intrinseco). Ha collaborato con gli scrittori Sandro Campani, Emidio Clementi, Ugo Cornia, Giovanni Lindo Ferretti, Marco Philopat, Simona Vinci e con i gruppi musicali Ataraxia, Officine Schwartz, Disciplinatha, Consorzio Suonatori Indipendenti. Ha vinto i premi Gotham Prize, Istituto Italiano di Cultura New York (2012); Premio Terna (2008); Premio Cairo Editore (2004); Premio Suzzara (1998).
Insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Macerata.
www.andreachiesi.it
Puoi ascoltare la registrazione dell’incontro
7 Dicembre 2019
Il Dharma e la musica
Il secondo incontro sarà con MoNoKhi, musicista, che in un blog cosí racconta: “Alcuni anni fa seguivo un corso di studi buddhisti presso l’Istituto Lama Tzong Khapa… Fu proprio durante gli insegnamenti sul lam-rim, il sentiero graduale elaborato da Tzong Khapa, mentre la classe si dedicava ai capitoli sulla figura del maestro, le sue caratteristiche e la corretta relazione con l’allievo, e la mia inquietudine mentale montava, che mi fu chiesto, dagli altri studenti a conoscenza del mio lavoro con la musica, di comporre un brano proprio su questo tema”.
Da molti anni MoNoKhi persegue la ricomposizione di quello che percepiva come una frattura, ovvero: da un lato il percorso artistico, con i suoni, gli aspetti mondani, l’attitudine egoica; dall’altro il percorso spirituale, il silenzio, la vuotezza. Ritiene, con la maturità, di essere pervenuto a un soddisfacente bilanciamento, tuttavia sempre dinamico, avendo esteso -a suo dire- le scarse comprensioni spirituali a diversi aspetti dell’esistenza.
MoNoKhi è il progetto e avatar di un artista anonimo, in evidenza soltanto suoni. Echi di musica tradizionale indiana e giapponese, resa dalle corde in nylon d’un’occidentale chitarra, si fondono con tessiture elettroniche di lunghi bordoni e ritmi sintetici. Flusso di colori sonori, sfumature, transizioni, pulsazioni. Per conoscere meglio MoNoKhi → https://www.nexusartiedidattica.org/wpnaed/?s=MoNoKhi
Puoi ascoltare la registrazione dell’incontro