“È davvero così terribile invecchiare?” “Come possiamo affrontare l’invecchiamento?” sono tra le più comuni domande e preoccupazioni rispetto alla vecchiaia.
Ebbene, la mia proposta nell’affrontare e vivere questo tema si basa su un genere di considerazioni che ci inducono a riconoscere che la vecchiaia fornisce lo spazio psichico per poter vedere la vita in modo più lucido, affrancandoci dall’attaccamento, dalla rabbia e dalla disperazione, e sfidandoci a trasformare l’ultima stagione di questa esistenza in un periodo di creatività, di nuove scoperte e di nuove sperimentazioni.
Certamente ci sono condizioni che rendono l’invecchiamento potenzialmente difficile: la perdita non solo di persone amate, ma anche della giovinezza, della salute, di un aspetto fiorente. Tuttavia vanno riconosciute anche le possibilità che abbiamo.
Rappresentiamo una generazione che può sperimentare una durata di vita come mai prima: a sessant’anni potremmo averne davanti ancora venti o trenta o più. Ed essere anziani non significa necessariamente essere malati o disabili, così essere alla soglia della vecchiaia o nella vecchiaia vera e propria può identificarsi con una stagione della vita di rinnovamento, in cui comprendere in pieno qual è il nostro posto nel mondo, che non sia la sola adesione a modelli comportamentali a noi più o meno consoni – come coniugi, genitori, lavoratori e così via.
La più grande sofferenza dell’invecchiamento è l’idea stessa di invecchiare, così se ci identifichiamo con l’etichetta di ‘anziano’, percependo tutto quello che ci circonda come potenziale ostacolo e pericolo e non come possibile fonte di realizzazione, valuteremo ogni aspetto della quotidianità solo in termini di sopravvivenza, ingabbiandoci da soli in un territorio tetro, privo di gioia. D’altra parte, un rischio non meno serio è la negazione dell’essere giunti a una stagione della vita in cui onestamente si deve riconoscere di non avere più la stessa energia, salute, capacità di recupero delle stagioni precedenti. È vero: i nostri organi non funzionano più come un tempo, ma l’essere vecchi e malati non è tutto ciò che siamo, e il dono della nostra vecchiaia può consistere nell’incrementare la saggezza e la responsabilità di vivere sempre di più con gentilezza e amore, essendo anche di esempio per chi proseguirà dopo di noi.
Si può imparare a vedere le difficoltà non più come ostacoli, ma come opportunità per un contatto più ravvicinato con il nostro sé e per una maggiore libertà interiore. In definitiva, ciò che va superata è l’ignoranza della vita, di tutti i momenti della vita! Cominciando dal corpo fisico, esploriamo i cambiamenti che ci riguardano, e attraverso tale indagine si prenderà coscienza dell’impermanenza che pervade ogni cosa, … ma la buona notizia è che ciò è vero anche per il dolore e la paura, i quali non sono affatto destinati a rimanere costanti e solidi, dal momento che dipendono essenzialmente dal tipo di approccio che mette in atto la nostra mente, la quale una volta addestrata può anche far sì che si diventi buoni compagni di viaggi con i cambiamenti stessi!
Si propone quindi la nascita di un laboratorio composto da un gruppo di persone che siano presenti in modo continuativo ai vari Moduli in cui questo percorso si snoderà. Tuttavia, è prevista la disponibilità ad accogliere nuovi partecipanti anche a singoli incontri, i quali non avranno contenuti specificamente caratterizzati. Le riflessioni e meditazioni saranno infatti sempre proposte in accordo alle necessità dei componenti effettivi del gruppo, e basate su tecniche e metodologie proprie alla mindfulness orientata alla visione della tradizione buddhista tibetana e alla psicologia junghiana.