Presentazione dell’argomento
Il Dalai Lama, che ha insegnato questo testo nel 2017 nel monastero di Sera Mey a Bylakuppe, ha chiaramente evidenziato la rarità del poterne ricevere la trasmissione orale, riportiamo alcuni brani della Sua presentazione durante quell’occasione:
“Ci sono molte tradizioni religiose nel mondo, ognuna delle quali trasmette un messaggio di amore e compassione, tolleranza e perdono, contentezza e autodisciplina. In effetti ho incontrato monaci e suore cristiane che sembrano più contenti di molti dei nostri monaci tibetani.
“Naturalmente, sebbene le nostre diverse tradizioni abbiano un messaggio comune, esse hanno una varietà di posizioni filosofiche che riflette le diverse esigenze e disposizioni delle persone”.
“Nel suo primo insegnamento, il Buddha ha enunciato le Quattro Nobili Verità, come riportato nei testi della tradizione Pali. Durante il secondo giro della ruota del dharma, ha insegnato la Perfezione della Saggezza, che troviamo nella tradizione sanscrita. Questo testo – la Lode al sorgere dipendente – elogia il Buddha per il suo uso del ragionamento e per aver spiegato la vacuità nel contesto dell’origine dipendente. Poiché le cose esistono in dipendenza di altri fattori, esse sono vuote di esistenza intrinseca. La dipendenza rivela la relatività: le cose possono essere definite solo in dipendenza da altri fattori”.
“Ci sono numerose serie di argomentazioni a supporto, tra le quali quelle contenute nel Tetralemma di Nagarjuna e nell’esame dell’identità che non è “né uno né molti”. Il ragionamento dell’origine dipendente evita gli estremi del nichilismo e della permanenza. Quando Nagarjuna si riferisce a cose sorte in dipendenza come semplici designazioni, indica la Via di Mezzo. Questo è ciò che si trova quando si legge il Fondamento della Saggezza della Via di Mezzo: la dimostrazione di come le cose siano vuote di esistenza intrinseca.
La radice della sofferenza è l’ignoranza e il Buddha ha insegnato la vacuità per eliminare l’ignoranza. Tutti gli insegnamenti del Buddha derivano dalla comprensione dell’origine dipendente, una comprensione che non è facile da raggiungere. Leggendo le prime opere di Je Tsongkhapa si comprende come egli non avesse ancora raggiunto una comprensione definitiva della vacuità”.
(brani estratti dalla pagina dedicata nel sito di Sua Santità agli insegnamenti di Bylakuppe)
L’autore
Je Tsongkhapa Lobzang Drakpa (1357 – 1419) (letteralmente: L’Uomo della Valle delle Cipolle) fu un famoso maestro del buddhismo tibetano, le cui attività condussero alla formazione della scuola Gelug. È noto anche con il suo nome di ordinazione Lobsang Drakpa (blo bzang grags pa) o semplicemente come Je Rinpoche (rje rin po che).
Tsongkhapa udì gli insegnamenti di Buddha da maestri di tutte le tradizioni buddhiste tibetane, e ricevette i lignaggi trasmessi nelle migliori scuole.
La sua principale fonte d’ispirazione fu la tradizione Kadampa, l’eredità di Atiśa. In base all’insegnamento di Tsongkhapa, le due caratteristiche distintive della tradizione Gelug sono:
l’unione di Sutra e Tantra, e
l’enfasi di Vinaya (il codice morale della disciplina).
Nato nel 1357 in una famiglia nomade nella provincia di Amdo, Tsongkhapa ricevette l’ordinazione da laico all’età di tre anni dal 4º Karmapa, Rolpe Dorje, e gli fu attribuito il titolo Kunga Nyingpo (kun dga’ snying po).
All’età di sette anni prese l’ordinazione da novizio da Choje Dhondup Rinchen (chos rje don ‘grub rin chen) e gli fu dato il nome Lobsang Drakpa (blo bzang grags pa). Fu in questa precoce età che fu in grado di ricevere i conferimenti delle facoltà di Heruka Chakrasamvara, Hevajra e Yamantaka, tre delle più importanti divinità colleriche del buddhismo tibetano, nonché di recitare moltissimi Sutra, dei quali il non meno importante era Manjushri-nama-samgiti. Sarebbe divenuto un grande studente del Vinaya, la dottrina del comportamento, e in seguito perfino dei Sei yoga di Naropa, del Tantra Kalachakra e dell’acclamata pratica del Mahāmudrā. All’età di 24 anni Tsongkhapa ricevette l’ordinazione a monaco regolare (sanscr. Bhikshu, tib. Gelong) nella tradizione Sakya.
Da Zhönnu Lodrö (gzhon nu blo gros) e Rendawa (red mda’ pa) ricevette il lignaggio del Pramanavarttika trasmesso da Sakya Pandita. Padroneggiò tutti i corsi di studio al Monastero di Drikung Kagyu nel Tibet centrale, un importante centro Kagyü, e viaggiò estesamente alla ricerca della conoscenza, studiando con più di 100 maestri di tutte le tradizioni buddhiste esistenti tutti gli argomenti della dottrina, compreso lo Dzogchen.
Tsongkhapa, che era considerato da molti come un’emanazione di Atiśa, ricevette i lignaggi Kadam, e studiò i principali Tantra Sarma (i Tantra della “Scuola della Nuova Traduzione”) sotto i maestri Sakya e Kagyü e il suo principale maestro Dzogchen fu Lodrak Drupchen Kekyi Dorje, noto anche come Namkha Gyaltsen.
In aggiunta ai suoi studi, fu impegnato in lunghi ritiri di meditazione. Si ritiene che abbia eseguito milioni di prostrazioni, offerte maṇḍala e altre forme di pratiche di purificazione. Tsongkhapa ebbe spesso visioni delle divinità meditative e specialmente di Mañjuśrī, con il quale, secondo la tradizione, avrebbe comunicato direttamente per chiarire alcuni difficili punti delle scritture.
Fu un efficace maestro del buddhismo tibetano e divenne una figura dominante tra i suoi pari come pure tra i suoi studenti. Molti dei suoi insegnanti alla fine si unirono a lui come studenti, come Rendawa, Umapa, il Nyingma Lama Lhodrak, insegnandosi e onorandosi a vicenda. Venerato per la sua forte influenza, la sua compassione e la sua saggezza, Tsongkhapa è considerato come un secondo Buddha.
Il testo:
Offriamo in download il testo per seguire gli insegnamenti.
Non saranno fornite stampe cartacee in sala, vi preghiamo quindi di provvedere a scaricarlo e di portarlo con voi.
Siamo lieti di poter mettere a vostra disposizione due versioni della traduzione italiana:
La lode alla relazione dipendente (Traduzione a cura di Fabrizio Pallotti)
Tendrel Töpa Sorgere dipendente
(Traduzione dal tibetano all’inglese a cura da Thubten Sherab Sherpa. Traduzione in Italiano di Fiorella Rizzi).