La libertà e il diritto di determinare il nostro destino, come individui singoli e come collettività.
 Grazie Richard Gere.

Nella giornata di ieri, all’Istituto Lama Tzong Khapa, abbiamo avuto il piacere di ricevere la visita di Richard Gere che si trova nel nostro paese per una periodo di vacanza.
Richard Gere, di fede buddhista e grande sostenitore di Sua Santità il XIV Dalai Lama, ha supportato diverse campagne a favore dell’indipendenza del Tibet (è confortatore della Tibet House e presidente dell’International Campaign for Tibet).
Prima di visitare il Centro e portare i suoi saluti a chi stava partecipando alle attività, Richard ha pranzato con il ven. Ghesce Tenzin Tenphel, Maestro residente dell’Istituto, il figlio Homer, con Paola Maugeri, nota giornalista, cantante e conduttrice televisiva che si trova in Istituto per un ritiro, e con il direttore Michele Cernuto.
Richard che è un attivista da sempre e che ha prestato la sua notorietà all’impegno sociale, ha avuto modo di parlare anche della sua ultima esperienza con l’organizzazione non governativa Open Arms, quando nei giorni scorsi è salito a bordo della nave Ocean Viking, insieme a chef Rubio, alias Gabriele Rubini e Fabrizio Pallotti traduttore dell’Istituto Lama Tzong Khapa, ferma da giorni al largo di Lampedusa con a bordo i migranti tratti in salvo nelle ultime settimane – e a cui ha portato solidarietà e viveri (pagati di tasca sua)
L’attore americano, nella conferenza stampa sulla situazione di Open Arms tenuta all’aeroporto dell’isola alcuni giorni fa, ha dichiarato. “Ho deciso di venire in 10 minuti. Ho raggiunto degli amici che stavano per mettersi in viaggio, volevamo dare una mano”.

Richard Gere sui migranti incontrati ha raccontato “sono rifugiati che hanno bisogno di aiuto. Hanno tutti toccato il mio cuore in tantissimi modi. Centoventuno persone… credo di aver parlato con quasi tutti. Hanno storie incredibili, vengono da un inferno vero e proprio, soprattutto quelle che arrivano dalla Libia.
Tutte le donne sono state stuprate, non una volta ma ripetutamente – ha detto -La Libia è sotto il controllo di vari gruppi di milizie, per cui quando devono passare da una zona all’altra vengono violentate, gli uomini vengono torturati e messi in prigione. Non possiamo neppure immaginare quello che vive questa gente. Gia’ ero stato due o tre anni fa a Lampedusa a visitare gli hotspot, ho conosciuto di prima mano la situazione: si tratta di persone che hanno vissuto storie orribili, hanno sofferto moltissimo, li chiamano migranti ma sono rifugiati che hanno bisogno di aiuto”.
Noi dell’Istituto vogliamo ringraziare Richard Gere per il suo grande esempio di compassione e gentilezza, di una persona che ha interiorizzato la pratica delle scritture e che non dimentica e ci ricorda che “Le vite che salviamo nel Mediterraneo non sono numeri, ma persone con una storia e una voce”.

Concludiamo ricordando le parole di Sua Santità il Dalai Lama “Non importa da che parte del mondo veniamo, siamo tutti fondamentalmente gli stessi esseri umani. Cerchiamo la felicità e proviamo ad evitare la sofferenza. Come esseri umani, abbiamo fondamentalmente le stesse necessità e le stesse preoccupazioni. Vogliamo tutti la libertà e il diritto di determinare il nostro destino, come individui singoli e come collettività. Così è la natura umana.
La realizzazione che siamo tutti in essenza esseri umani che cercano la felicità e non desiderano soffrire, è di grande aiuto per sviluppare un autentico sentimento di fratellanza, un sentimento colmo di calore umano, di amore e di compassione per tutti gli altri”.

Per approfondire dal Corriere della Sera: Richard Gere, un attivismo che non è iniziato con Open Arms: tutte le sue battaglie, dai senzatetto americani alla lotta all’Aids: leggi l’articolo qui >

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