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Cognizione valida: la visione della realtà nel Buddhismo Tibetano – Conferenza con Ghesce Tenzin Namdak

Video della conferenza con Ghesce Tenzin Namdak dal titolo:”Cognizione valida: la visione della realtà nel Buddismo Tibetano” tenutasi a Pomaia il 7 settembre 2019 e nata da dialogo progressivo tra l’Istituto Lama Tzong Khapa e l’Università di Pisa.

Durante recenti incontri che hanno visto la partecipazione dei docenti delle facoltà di ingegneria, filosofia, psicologia e i docenti del Masters e del Basic Program dell’Istituto Lama Tzong Khapa, l’attenzione del confronto si è focalizzata sulla modalità di convalidazione della realtà e si è soffermata su una domanda specifica: che cosa si intende per coscienza valida nel Buddhismo, quando è il momento, quali sono gli elementi che determinano la validità di una conoscenza?

Un aspetto molto interessante che abbiamo chiesto di presentare al venerabile Ghesce Namdak, la cui formazione consente di dare delle possibili risposte a questo quesito coniugando l’approccio occidentale con quello delle più antiche Università monastiche, come Sera Jey.

Come vediamo il mondo e in che modo la nostra mente modella le percezioni in una comprensione di ciò che percepiamo?
Questa non è solo una questione importante nei campi della neuroscienza, della psicologia e delle scienze cognitive, ma è anche ben esaminata nell’antica psicologia e filosofia buddista.
Il mondo che ci circonda può essere suddiviso in realtà convenzionale e realtà ultima.
Ognuna di queste suddivisioni ha bisogno di diversi tipi di mente perché si sviluppi una comprensione dei fenomeni e perché si generi una valida conoscenza.

Le forme più grossolane di realtà convenzionale, come il colore e la forma di un fiore, possono essere percepite con una percezione sensoriale, in questo caso una coscienza oculare. 
Le forme più sottili della realtà convenzionale, come la sottile natura mutevole del fiore, hanno bisogno di una coscienza mentale concettuale che si basa sull’inferenza usando il ragionamento e non possono essere percepite attraverso le coscienze sensoriali.
Nel caso della generazione di una cognizione valida della natura ultima della realtà del fiore, della sua interdipendenza e della sua relatività, essendo vuota dell’esistenza intrinseca, il processo di conoscenza è ancor più sottile.

Il processo della generazione di questi tipi di cognizione valida è ben definito dalla psicologia buddhista.

L’antica scienza buddhista della mente dà una spiegazione di cosa percepisce una coscienza e quanto questa percezione sia influenzata dalle concettualità derivata da emozioni costruttive e distruttive e da forme errate di coscienza. 
Insegna anche il processo di sviluppo mentale per ridurre e persino eliminare 
le emozioni distruttive e le forme errate di coscienza attraverso un processo di autocoscienza, autodisciplina, compassione e saggezza che realizzano la realtà.
Queste tecniche di intelligenza emotiva analizzano i difetti delle emozioni distruttive e le qualità degli stati mentali positivi e ci insegnano come comprendere la realtà ultima; trovano applicazione attraverso la contemplazione, focalizzata e analitica, usando fattori mentali come concentrazione, saggezza, introspezione (saṃprajanya) e consapevolezza (smṛti), e produce stati mentali validi che sperimentano forme stabili di felicità e benessere.

Apertura e saluti di Michele Cernuto, direttore Istituto Lama Tzong Khapa
Introduzione di Filippo Scianna, Presidente Unione Buddhista Italiana UBI
Traduzione di  Rita Trento

 Slides della Conferenza qui >>

Video e audio Emanuele Filippi
Ph: Piero Sirianni
Editing sito web: Manuela Ferro