Tibet: Presidio in occasione della visita di Xi Jinping in Italia
L’Istituto Lama Tzong Khapa aderisce al presidio organizzato dall’Associazione Italia Tibet insieme alla Comunità Tibetana in Italia e all’Associazione Donne Tibetane in Italia, in occasione della visita del Presidente cinese Xi Jinping in Italia, per venerdì 22 marzo alle ore 11:00 in Via Mazzini Roma per chiedere alla RAI di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione in Tibet dando voce anche al dissenso e alle proposte ragionevoli del Governo Tibetano in Esilio per una pacifica soluzione del problema.
Riportiamo di seguito il comunicato stampa:
Il giorno 22 e 23 marzo l’Italia riceverà il Presidente cinese Xi Jinping. La visita, secondo la stampa, prevede la sigla di vari trattati tra cui l’adesione dell’Italia (unico tra i G7) al progetto della Nuova Via della Seta ( One Belt One Road). Vogliamo qui far presente come, dopo l’entusiasmo iniziale, numerosi siano i paesi che stanno rivedendo la loro adesione al progetto, preoccupati per le conseguenze sulla sovranità nazionale a causa all’impossibilità di ripianare i debiti, e della sempre più evidente progettualità egemonica della Cina a livello globale. Nell’aprile 2018, 27 su 28 ambasciatori dell’UE in Cina hanno firmato una relazione che sollevava forti preoccupazioni riguardo al OBOR in quanto contrario all’agenda dell’UE per la liberalizzazione del commercio e spinge gli equilibri di potere a favore delle società cinesi sovvenzionate” anziché essere sviluppato con l’adozione delle migliori pratiche internazionali sostenute dalla UE.
La Cina continua indisturbata nelle sue violazioni dei diritti umani come dai recenti documentati report sulle repressioni in Xinjiang e l’internamento di milioni di Uighuri in campi di concentramento. Mentre la repressione e il controllo sempre più capillare nel Tibet sono giunti ormai al compimento del settantesimo anno. A questo proposito vorremmo ricordare che:
- Nel 1950 la Cina ha invaso e occupato il Tibet, una nazione libera e indipendente.
- La repressiva linea politica attuata da Pechino minaccia la sopravvivenza dell’identità tibetana.
- Lo sviluppo economico in atto in Tibet arreca benefici quasi esclusivamente ai coloni cinesi e non ai tibetani.
- A seguito dell’invasione e al termine della Rivoluzione Culturale, oltre il 90% del patrimonio culturale tibetano è andato distrutto. Prima di far saltare in aria con la dinamite gli edifici sacri tibetani, tutti gli oggetti preziosi vennero sottratti dalle Guardie Rosse e finirono a Pechino
- Le auto immolazioni dei tibetani: A partire dal 2009, più di centosessanta tibetani – giovani, monaci, monache e laici – si sono cosparsi di benzina e si sono dati fuoco sacrificando la loro vita come estremo atto di protesta. Sappiamo che almeno centoventicinque di loro sono morti. Prima di cadere a terra, avvolti dalle fiamme, hanno gridato di volere il ritorno del Dalai Lama in Tibet la libertà per il loro Paese.
- La repressione di ogni pacifica manifestazione di protesta: dal gennaio 2012 i tibetani, privati di ogni libertà, compresa quella di praticare la propria religione, hanno dato vita a una serie di pacifiche proteste di massa. L’apparato di sicurezza cinese ha risposto con la forza, a colpi di bastone e aprendo il fuoco contro i dimostranti inermi. Non si contano gli arresti. Molti tibetani sono semplicemente “spariti”.
- Le sessioni di “rieducazione patriottica” all’interno dei monasteri: all’interno dei monasteri, monaci e monache sono sottoposti ad estenuanti programmi di “ri-educazione patriottica” durante i quali viene loro chiesto di abiurare il Dalai Lama e di giurare fedeltà al Partito comunista.
Per quanto sopra espresso mentre ci auguriamo che l’Italia possa ancora ponderare la scelta di offrire aperture di credito alla Repubblica Popolare Cinese e l’ingresso nel nostro paese del suo “Cavallo di Troia”, chiediamo alla RAI di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione in Tibet dando voce anche al dissenso e alle proposte ragionevoli del Governo Tibetano in Esilio per una pacifica soluzione del problema.
Aderiscono a questa richiesta:
Comunità Tibetana in Italia, Associazione Donne Tibetane in Italia, Associazione Italia-Tibet, Istituto Lama Tzong Kapa, 100% Free Tibet, ADHI Associazione, Anno del Dalai Lama, AREF International Onlus, Casa del Tibet Votigno di Canossa,Il Buddhismo Tibetano, Giamsè Jhien Pen, Istituto Samantabhadra, L’eredità del Tibet- The Heritage of Tibet, Tibet la Bottega, Tibet House Foundation Italy, Tso Pema non Profit, Casa del Tibet Roma.