Le donne tibetane hanno incontrato i leader mondiali alla COP 27 e hanno parlato della crisi climatica in Tibet

di Yangchen Dolma pubblicato su The Tibet Post, November 8, 2022
Sharm El Sheikh – In occasione della 27a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi in Egitto, una delegazione di cinque donne tibetane ha incontrato i leader di diversi Paesi per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’ambiente tibetano e dei principali fiumi del Tibet per i Paesi vicini e per il mondo intero, nonché sulla crisi climatica in Tibet e sul fatto che le politiche ambientali della Cina stanno distruggendo la natura tibetana.
La delegazione, composta da ricercatrici e sostenitrici provenienti dell’Central Tibet Administration (CTA), dell’International Tibet Network, di Tibet Watch e di Students for a Free Tibet, ha partecipato alla 27a Conferenza sui cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite o COP 27. La delegazione ha sollevato la questione della crisi climatica in Tibet e della sua occupazione da parte dei cinesi quale minaccia per l’ambiente tibetano. Durante il periodo della conferenza la delegazione ha avuto così l’opportunità di incontrare i leader dei paesi e gli attivisti per il clima che vi partecipavano e hanno discusso e sensibilizzato sui problemi ambientali in Tibet dal punto di vista tibetano e sulle politiche ambientali del governo cinese in Tibet.
Fra le varie personalità che hanno incontrato ci sono Ursula von der Leyen, Thomas Pojar, consigliere per la politica estera e di sicurezza del primo ministro della Repubblica Ceca, Martin Bursik, consigliere della Repubblica Ceca per la COP27 e Michal Nekvasil, della presidenza ceca del Consiglio dell’Unione Europea e Bhupender Yadav, ministro indiano dell’ambiente, delle foreste e dei cambiamenti climatici.
Dhondup Wangmo ha detto, “Il mondo deve sapere che i cambiamenti climatici sull’altopiano tibetano non riguarderanno solo il Tibet, ma avranno conseguenze negative su tutto il mondo e sul Sud-Est asiatico in particolare. La disponibilità della criosfera del Tibet è parte integrante della fornitura di acqua per più di dieci paesi a valle, soddisfacendo il fabbisogno idrico di circa 1,9 miliardi di persone. Il degrado dei ghiacciai e del permafrost non riguarda solo il Tibet; tutto il mondo sarà colpito da problemi di disponibilità idrica e di inquinamento atmosferico.”
Lobsang Yangtso ha detto, “I tibetani sono in prima linea nella crisi climatica globale. Tuttavia, essendo il Tibet un paese occupato, i tibetani non hanno una rappresentanza ufficiale alle riunioni della COP. È estremamente urgente che le comunità tibetane locali siano incluse nella definizione delle politiche climatiche globali e che queste discussioni siano complessivamente più inclusive. Inoltre, la comunità internazionale deve riconoscere l’importanza delle conoscenze tradizionali tibetane sull’azione per il clima e delle loro pratiche e sistemi di credenze.”
“Per tanto tempo i tibetani hanno espresso il loro profondo legame con la terra e il paese attraverso canti, preghiere e proteste. La colonizzazione del Tibet ha portato a recidere questo legame attraverso una miriade di modelli di sviluppo economico cosiddetti “civilizzanti” ed estra-attivisti. Non possiamo trascurare l’importanza dei tibetani e del loro desiderio di libertà quando affrontiamo la crisi climatica del Tibet”, ha dichiarato Tenzin Choekyi.
“Chiunque si preoccupi dei cambiamenti climatici dovrebbe interessarsi alla crisi climatica del Tibet. Sede della più grande riserva di acqua dolce al di fuori dei poli nord e sud, l’ambiente del Tibet fornisce acqua a oltre 1,9 miliardi di persone. Allo stesso tempo, il Tibet si sta riscaldando fino a tre volte più velocemente della media globale. Mentre i tibetani in Tibet sono in prima linea nella crisi climatica, sono perseguitati per aver difeso il loro ambiente. Come tibetani in esilio alla COP 27, stiamo portando la voce tibetana sotto-rappresentata nel movimento per il clima”, ha dichiarato Khenzom Alling.
Pema Doma afferma che “difendere il Tibet e il suo ambiente è stata un’esperienza sia positiva che negativa. Da un lato, ho scoperto che molti giovani attivisti per il clima sono desiderosi di combattere l’occupazione del governo cinese e di stare dalla parte dei tibetani in Tibet. Tuttavia, ho anche sperimentato troppi gruppi climatici che sono disposti a gettare i tibetani sotto l’autobus in nome della collaborazione con la Cina sulle questioni climatiche. Nonostante queste delusioni, però, sono ancora fiduciosa che il movimento globale per il clima ascolti le voci dei tibetani e si schieri con noi contro il degrado della nostra patria da parte della Cina.’’